MALATTIA DI PARKINSON

Che cos'è il morbo di Parkinson: primi sintomi e riabilitazione

Che cos’è la malattia di Parkinson?

Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa ad evoluzione lenta e progressiva che coinvolge in maniera più evidente il controllo dei movimenti e dell’equilibrio.
La malattia appartiene a un gruppo di malattie definite “Disordini del Movimento” tra cui è la più frequente.
Si verifica in entrambi i sessi, con una lieve prevalenza in quello maschile. Insorge generalmente intorno ai 60 anni, ma raramente può presentare un esordio giovanile (tra i 21 ed i 40 anni).

Cosa comporta la malattia di Parkinson?

Le strutture cerebrali colpite nella malattia di Parkinson si trovano in aree profonde del cervello, chiamate nuclei della base (nucleo caudato, putamen e pallido), che partecipano alla corretta esecuzione dei movimenti (ma non solo). Ne consegue una ridotta funzionalità delle vie che attivano il talamo e la corteccia motoria.
Questi nuclei riducono il loro funzionamento perché una struttura cerebrale chiamata “Sostanza Nera” riduce la sua attività per la morte dei neuroni che la compongono, pertanto non produce a sufficienza una sostanza chiamata dopamina.
Questa molecola funziona da neurotrasmettitore cioè trasmette le informazioni da un neurone all’altro tramite l’attivazione di recettori specifici. Quando più della metà dei neuroni muoiono si manifesta la malattia.
Inoltre nel cervello e nel midollo spinale compaiono progressivamente accumuli di una proteina chiamata alfa-sinucleina.
Vengono poi coinvolti anche altri sistemi di trasmissione (colinergici e serotoninergici) la cui alterazione è alla base dell’elevata frequenza dei disturbi del sistema vegetativo, del tono dell’umore e cognitivi.

Quali sono le cause del Parkinson?

L’eziologia della Malattia di Parkinson non è ancora del tutto chiara ma ha sicuramente un’origine multi-fattoriale, cioè vede coinvolte componenti ambientali e genetiche.
Vi sono alcune mutazioni genetiche associate al Parkinson ed anche la familiarità aumenta la possibilità di sviluppare la malattia.
Come fattori ambientali sono stati presi in considerazione l’esposizione a sostanza estremamente tossiche o a metalli pesanti.

Quali sono i primi sintomi del Parkinson?

Il periodo di tempo che intercorre tra l’inizio della degenerazione neuronale e l’esordio dei sintomi motori non è noto, alcuni sostengono aggirarsi intorno a 5 anni.
La malattia di Parkinson presenta in varia misura tremore a riposo, rigidità dei muscoli, bradicinesia (cioè lentezza dei movimenti automatici) e, in una fase più avanzata, disequilibrio. È normale che questi sintomi siano presenti con entità diversa nelle due parti del corpo. Il tremore non è però presente in tutti i pazienti.
I sintomi che riguardano componenti non motorie della malattia si manifestano con ipotensione ortostatica, disturbi del sonno, ansia e depressione, disturbi comportamentali di tipo ossessivo-compulsivo, psicosi e decadimento cognitivo.
Se il decadimento cognitivo si manifesta precocemente si può parlare di malattia da corpi di Lewy (DLB) caratterizzata da allucinazioni visive e fluttuazioni delle prestazioni cognitive.

Come viene diagnosticato il Parkinson?

Per diagnosticare la malattia di Parkinson la persona deve essere valutata da un neurologo esperto in disordini del movimento il quale formula un’ipotesi diagnostica grazie alla storia clinica e la valutazione di sintomi e segni neurologici. Sarà tale medico a consigliare gli esami di approfondimento adatti, tra cui:

la Risonanza magnetica nucleare ad alto campo, la SPECT DATscan, la PET cerebrale e la scintigrafia del miocardio.

La diagnosi differenziale della malattia di Parkinson viene posta con
Tremore essenziale: il tremore ha caratteristiche diverse e non vi sono gli altri sintomi associati.
Parkinsonismi primari, cioè malattie croniche come il Parkinson complicate precocemente da aggravamento dei sintomi: Atrofia Multisistemica (MSA), Paralisi Sopranucleare Progressiva (PSP), Degenerazione Cortico Basale (CBD), Demenza Fronto Temporale (FTD). 
Parkinsonismi correlati all’assunzione di farmaci.
Idrocefalo normoteso
Parkinsonismo in corso di sofferenza cerebrovascolare cronica
– malattia di Alzheimer
– malattia di Huntington
– disordini da accumulo cerebrale di ferro o di rame o anche da alterato metabolismo del calcio
tumori cerebrali

Qual è la terapia per la malattia di Parkinson? C’è una riabilitazione?

La terapia farmacologica è impostata e monitorata dal neurologo specialista dei disturbi del movimento; nell’evoluzione della malattia è opportuno l’intervento anche del team riabilitativo (fisiatra, fisioterapista, logopedista e infermiere).
Per mantenere più a lungo possibile un discreto grado di autonomia viene raccomandata a tutti i pazienti la partecipazione ai gruppi AFA (attività fisica adattata) presenti in molti territori su invio dello specialista della riabilitazione.
L’intervento fisioterapico individuale viene reso necessario spesso in concomitanza di eventi morbosi che determinano la prolungata immobilità della persona.
Il trattamento riabilitativo si rivolge dunque a modificare le condizioni che di volta in volta in maggior misura limitano il recupero delle autonomie precedenti (esauribilità fisica, accorciamento delle catene muscolari, rigidità, etc), considerando anche i limiti imposti dalle comorbilità, come ad esempio la presenza di una ridotta funzionalità contrattile cardiaca, i deficit di apprendimento correlati ad una problematica cognitiva avanzata ed i limiti al carico ed al movimento correlati ad recente intervento chirurgico al collo del femore per frattura.