ICTUS ISCHEMICO ED EMORRAGICO
I due tipi di ictus
Due tipi di ictus: l'ictus ischemico e l'ictus emorragico.
L’ictus ischemico è l’improvvisa comparsa di deficit neurologici che derivano da un improvviso arresto di flusso di sangue in una arteria cerebrale.
Mentre si parla di ictus emorragico quando si presenta un sanguinamento focale dei vasi nel parenchima cerebrale o del sistema ventricolare non causato da un trauma. La causa principale è l’ipertensione. L’emorragia, infatti, è dovuta alla rottura di una arteria cerebrale in genere colpita da lesioni degenerative. Meno comunemente, l’emorragia può essere data da un’aneurisma, una MAV, un tumore, un trattamento anticoagulante, una dissezione arteriosa intracranica o una malattia emorragica o vasculitica.
Qual è la differenza tra ictus e TIA?
RIND, evento ischemico a risoluzione, con completa regressione oltre le 24 ore.
ICTUS, caratterizzato dalla persistenza dei sintomi.
Cosa succede dopo un ictus emorragico o ischemico?
In Italia l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, causando il 10%-12% di tutti i decessi per anno, e rappresenta la principale causa d’invalidità: ad 1 anno dall’evento acuto, un terzo circa dei soggetti sopravvissuti ad un ictus presenta un grado di disabilità elevato, che li rende totalmente dipendenti.
Facendo riferimento alle principali linee Guida (ISO SPREAD, NICE ed alle linee guida della American Heart Association) si rileva che vi è accordo sulla necessità di iniziare precocemente il trattamento
riabilitativo, già nelle prime 24 ore dall’ictus.
Nella fase di acuzie (fase di prevenzione del danno secondario) è necessario realizzare programmi di prevenzione delle complicanze:
– pratiche assistenziali su soggetti non stabilizzati con obiettivi di breve e medio termine per la prevenzione dei danni terziari (nursing, posture, mobilizzazione);
– valutazione delle alterazioni funzionali specifiche, la disabilità complessiva ed il suo grado di modificabilità (formulazione PROGNOSI);
– definizione di un Progetto Riabilitativo Individuale
– predisporre adeguato percorso riabilitativo con avvio precoce del paziente alle altre strutture
riabilitative ospedaliere /territoriali o al proprio domicilio,
– continuità assistenziale intra-ospedaliera e territoriale
– passaggio corretto e guidato alla fase post-acuzie.
Dopo la fase acuta il paziente viene trasferito in riabilitazione a quadro clinico stabilizzato.
Il trattamento riabilitativo in questa fase mira al recupero delle abilità compromesse attraverso la
definizione di un Progetto Riabilitativo Individuale, elaborato dall’équipe riabilitativa coordinata dal
medico specialista in riabilitazione (TEAM).
Indipendentemente dal setting l’obiettivo riabilitativo è sempre il raggiungimento del massimo livello di
autonomia in riferimento alla competenza pre-morbosa
La RIABILITAZIONE INTENSIVA a seguito di ictus: il Presidio Ospedaliero Accreditato Villa Bellombra, a Bologna.
La riabilitazione intensiva è caratterizzata da interventi sanitari di riabilitazione che hanno come obiettivo il recupero di disabilità importanti, complesse e modificabili, che richiedono un elevato
impegno valutativo, diagnostico, terapeutico ed assistenziale con sorveglianza medico-infermieristica h24.
L’intervento è erogato da un team di professionisti coordinati da medico fisiatra. La riabilitazione intensiva prevede la elaborazione di un Progetto Riabilitativo Individuale che
pone degli obiettivi a breve medio e lungo termine e si articola in programmi sequenziali:
– Valuta il grado di disabilità
– Individua il grado di modificabilità
– Definire priorità, bisogni ed aspettative del paziente e dei famigliari
– Stabilire obiettivi a breve, medio e lungo termine.
Deve essere condiviso con il paziente e con i famigliari tramite il team interprofessionale allargato, modificato ed adattato in base all’evoluzione del quadro.
Comprende programmi riabilitativi dove vengono:
– definite aree di intervento specifico, obiettivi a breve termine, modalità di erogazione,
– identificati operatori da coinvolgere, modalità di verifica degli interventi, periodo di presa in carico, tempi di erogazione delle singole prestazioni previste, appropriate misure di esito per la valutazione degli interventi, tempi di verifica di un dato esito, verifica periodica e relativi aggiornamenti.
Il miglioramento funzionale raggiunto è usato come misura di efficacia del progetto stesso attraverso
FIM e Barthel (valutazione dell’autosufficienza di una persona da parte di un osservatore).